L’Aumento dei casi di autolesionismo nella popolazione 12-18 anni durante la Pandemia ha fatto emergere un nuovo significato del gesto contro se stessi: “SENTO ERGO SUM”
Cos’è l’autolesionismo?
Tagliarsi, bruciarsi o colpirsi per distrarsi da una sofferenza emotiva che non si riesce a gestire e sopportare: è la molla che spinge molti ragazzi a farsi del male da soli.
Quanto è frequente l’autolesionismo negli adolescenti?
Un fenomeno in continua crescita anche in Italia, dove almeno 1 adolescente su 7 vi ricorre, come nel resto del mondo. Secondo una ricerca dell'università del Queensland, che ha passato in rassegna una dozzina di studi condotti tra Usa, Canada e Gran Bretagna e pubblicata sulla rivista Suicide, a farsi male da solo è 1 adolescente su 5. In questo anno di Pandemia inoltre i principali istituti che si occupano di neuropsichiatria infantile e di psicopatologia dell’adolescenza hanno registrato un’impennata di tale tendenza.
Di solito il primo episodio avviene a 15 anni, anche se parecchi iniziano un po' più tardi, a 17-18 anni. Poche persone smettono di farlo. Circa 3 su 4 continuano, a frequenza alterna. Per circa il 20% diventa una dipendenza forte e potente al pari di una droga.
Esistono due forme di autolesionismo: una suicidaria e l'altra non suicidaria, "che si diagnostica quando la persona 5 o più volte in un anno si produce dei danni fisici lievi o moderati tagliandosi, bruciandosi, colpendosi o strofinandosi" in assenza di intenzione di suicidio.
Quali sono le cause dell’autolesionismo nei giovani?
Più che di cause sarebbe più corretto parlare di significato che il gesto autolesivo ha per la persona che lo pratica.
Possiamo individuare due cluster di significati:
1. l’atto autolesivo come strategia di regolazione emotiva di fronte a ciò che viene vissuto come intollerabile e indesiderabile: ferendosi la persona cerca di trasformare la sofferenza emotiva, che non sa gestire, in una sofferenza fisica che lo distrae, sentendosi così sollevato.
2. L’atto autolesivo come tentativo di entrare in contatto con il proprio corpo, necessità psichica emersa in modo preponderante durante l’ultimo anno di “presenza virtuale” delle relazioni. Un bisogno che potremmo riassumere nell’espressione “Sento ergo sum”.
Questo nuovo bisogno di sentirsi attraverso il corpo pone le sue radici nel processo fisiologico di conoscenza del proprio mondo emotivo in adolescenza.
Le conoscenze sul riconoscimento emotivo basate sui numerosi studi effettuati a partire dal anni 60 ci dicono che l’emozione richiede
• la percezione di uno stato di attivazione fisiologica (palpitazione, aumento della sudorazione, secchezza delle fauci, tremore….) e
• l’interpretazione e l’etichettamento di quello stato come emozione.
In adolescenza, fase della vita di scoperta delle proprie peculiarità e costruzione della propria identità, il/la ragazzo/a ha bisogno di vivere in contatto con esperienze in grado di attivare il suo corpo fisico per poter costruire il bagaglio affettivo ed emozionale più complesso di quello finora posseduto e proprio dell’età infantile.
Conseguente a questo ragionamento è l’evidenza dell’impatto che l’isolamento sociale a cui sono stati costretti i nostri adolescenti può aver avuto sul loro sentire psico-corporeo.
Per avere maggiori informazioni sui miei percorsi di terapia per adolescenti leggi qui https://www.studiopsicologiacozzi.com/ansiainadolescenza
contattami al 3497827341 oppure scrivimi a f.cozzi@studiopsicologiacozzi.it
Comments